Notre Dame Church

Le campane che esprimono l’anima di Notre Dame

L’ultimo progetto dell’artista del suono Bill Fontana, «Echi silenziosi: Notre Dame», lo vede impegnato sulle torri campanarie della cattedrale parigina per registrare i suoni nascosti emessi dalle dieci campane, sopravvissute al terribile incendio che ha devastato la chiesa. A giugno presso il Centre Pompidou si terrà il debutto della trasmissione dal vivo del suo “ritratto acustico intimo delle campane”, che sarà possibile ascoltare in diretta anche presso diversi altri musei nel mondo.

Ispirato dalla vicinanza al Cleveland Museum of Art e all’orchestra di Cleveland, l’artista sonoro Bill Fontana, che è anche compositore, dagli anni ’70 si interessa all’acustica e alla musica emessa dalle infrastrutture. Ora vive in California e la sua visione innovativa è stata riconosciuta in tutto il mondo, con installazioni su strutture come il Golden Gate Bridge, l’Arco di Trionfo e il Big Ben, che hanno ricevuto diversi riscontri positivi.

Volevamo scoprire qualcosa di più sull’uomo, sulla sua opera e su dove trova l’ispirazione creativa.

Notre Dame - L’uomo degli echi silenziosi

 

Trovare la musica nei suoni di tutti i giorni: da dove è nata l’idea?

Il mio interesse nella fisica e nella scienza del suono mi ha portato a esplorare il modo in cui il cervello riconosce e organizza i modelli sonori nella musica e mi sono accorto che, per me, ascoltare i suoni ambientali è tanto piacevole quanto ascoltare la musica e l’idea di creare opere d’arte sonore che intensifichino l’arte dell’ascolto è stata un’idea estremamente affascinante. Quando mi sono trasferito a New York, ho frequentato lezioni di composizione di musica sperimentale e ho conosciuto John Cage [compositore dell’avant garde], che è diventato una grande fonte di ispirazione.

Nei primi anni ’70 sono stato assunto dalla Australian Broadcasting Company per registrare i suoni dell’Australia e realizzare progetti sonori per la radio. All’epoca, in Australia stavano entrando in funzione le prime stazioni radio FM stereo, una grande svolta per me, in quanto mi diede accesso ad attrezzature mobili di registrazione dei suoni all’avanguardia.

 

Ci racconti qualcosa di più sul suo lavoro.

Per esplorare il suono e l’ambiente, occorre considerare il suono e le vibrazioni in tre diverse modalità: nell’aria, nelle materie fisiche e sott’acqua. Il suono si muove a velocità diverse in questi tre elementi, ma tutti sono molto reattivi agli stimoli. La combinazione di queste tre tecniche di ascolto è molto importante per spiegare la musicalità profonda degli schemi in qualunque situazione.

Quando sviluppo e faccio ricerche per i miei progetti, uso uno studio di registrazione portatile, che contiene un set di registratori digitali, sensori sonori, accelerometri e a volta idrofoni, per trasmettere o trasmettere sul web l’audio dalla struttura con cui lavoro a un sito o spazio pubblico, come ad esempio un museo. 

 

Che cosa intende per scultura sonora?

Il termine “scultura sonora” è nato nel 1968 quando vivevo a New York. A quell’epoca, al Museo di arte moderna c’era una mostra denominata The Machine Show (Lo spettacolo delle macchine), di Marcel Duchamp: era la prima volta che vedevo i suoi lavori. Uno di questi, intitolato “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche”, era accompagnato da una scatola con appunti o frasi concettuali. Su uno di questi c’era scritto: “Scultura musicale: i suoni persistono e si dileguano da posti diversi e formano una scultura sonora che perdura”. Quando l’ho letto, ho pensato a tutta l’ispirazione che mi arrivava da John Cage e dalle mie esperienze e ho deciso che da quel giorno in poi le mie opere sarebbero state definite sculture sonore.

 

Pensa che percepire il suono come musica come fa lei sia una cosa per tutti?

La gente che cammina con le cuffie mentre ascolta la musica spesso è staccata dall’ambiente circostante, dai rumori di tutti i giorni. Penso che il mio cervello abbia sviluppato la capacità di riconoscere degli schemi in qualunque tipo di suono, quindi credo che percepire il suono come musica sia un’attività da allenare, durante la quale il cervello sviluppa la capacità di sentire questo tipo di complessità. Se sento suoni nuovi o interessanti, ne faccio una registrazione immaginaria nella testa usando lo stesso metodo che impiegherei se avessi gli strumenti per registrare: è un’auto-disciplina che mantiene il cervello concentrato. 

Altoparlanti a Notre Dame

 

Che cosa ha ispirato Echi silenziosi: Notre Dame?

Quando vivevo in Giappone mi sono avvicinato agli aspetti sonori del buddismo zen e della meditazione. Ci sono diversi templi famosi a Kyoto in cui i monaci buddisti suonano grandi campane di forma sferica che subiscono un decadimento lentissimo. L’idea è che se ascolti concentrando tutta l’attenzione sul suono al punto da perdere la coscienza di te stesso, allora il suono diventa te e tu hai l’illusione che la campana non smetta di suonare. Per esplorare questa metafora fisicamente, ho voluto vedere se queste straordinarie campane emettono suoni mentre sono ferme. Collegando alle campane degli accelerometri, abbiamo scoperto che le campane vibrano in modo continuo, sollecitate dal suono ambientale nel giardino zen, quindi sono silenziose solo in apparenza, mentre gli accelerometri aprono le porte verso un mondo nascosto. Questo per me è il suono del silenzio, in altre parole, ciò che sembra essere un oggetto inanimato, come la campana di un tempio buddista di 1000 anni fa, in realtà è vivo e non è per nulla silenzioso.

Il trasduttore sulla campana della chiesa

Quando ho scoperto che le torri campanarie di Notre Dame erano sopravvissute all’incendio e che le campane erano rimaste intatte, sapevo che gli accelerometri montati sulle campane avrebbero rivelato uno straordinario sfondo armonico di eco risonanti, in quanto le campane diventano specchi magici acustici, riflettono l’ambiente circostante della cattedrale medievale, mentre il tutto è reso ancora più bello per il fatto che Notre Dame e tutte le sue attività sono ferme, mentre le campane continuano a suonare, in segreto, vivendo e respirando tra le rovine carbonizzate. Gli accelerometri consentono di scoprire la vita interiore delle strutture e i dieci accelerometri sulle campane di Notre Dame sono le “orecchie” che ascoltano le “voci” dentro le campane.

Montaggio dei trasduttori sulle campane

Con una rete di supporto che ha visto la partecipazione anche di IRCAM (un’istituto francese dedito alla ricerca sulla musica e sul suono legato al Centre Pompidou), l’EPRNDP (istituzione pubblica per la conservazione e il restauro della cattedrale Notre-Dame de Paris), Hottinger Brüel & Kjær (HBK), l’Arcidiocesi di Parigi, il Monsignore di Notre Dame e gli Amici di Notre Dame, oltre a un accordo di partnership culturale, il mio progetto è finalmente partito. A questo punto, grazie a 10 accelerometri HBK di tipo 8344 (progettati e ottimizzati per le misurazioni a bassa frequenza e ad alto livello) montati sulle campane, una rete wireless installata, più alcune registrazioni di prova, sono riuscito a sviluppare un metodo compositivo per mixare il suono pronto per il lancio dell’8 giugno.

 

Che cosa succederà al lancio?

Il debutto dell’opera si terrà al Centre Pompidou, su una bella terrazza al quinto piano rivolta a Sud con vista sulle torri campanarie di Notre Dame e sul paesaggio urbano di Parigi. Con 30 altoparlanti attorno al perimetro della terrazza, che la trasformeranno in un ampio spazio sonoro, dieci canali per la trasmissione dal vivo del suono proveniente dalle campane saranno collegati a un sistema di mixaggio digitale installato da IRCAM. 

Non si tratta di un’opera sonora statica. La composizione che nasce dal mix delle 10 campane e che si muove attraverso la matrice spaziale delle casse diventa una bella opera di coreografia sonora. Mi auguro che i risultati artistici di questi suoni siano percepiti dal pubblico come affascinanti e straordinari, proprio come li considero io, in quanto riflettono l’essenza del materiale da cui provengono. Il mio desiderio è che la gente guardi le torri campanarie di Notre Dame, ascolti i suoni e si immerga in un’esperienza di ascolto e meditazione straordinaria, in cui lo spirito di Notre Dame si manifesta attraverso i suoni che le sue campane continuano a emettere.

Sébastien Jouan, direttore del team di acustica presso Theatre Projects, ha collaborato più volte negli anni ai progetti dell’artista sonoro Bill Fontana. La loro collaborazione, che si è evoluta in un forte sodalizio, continua anche con l’ultima installazione sonora di Bill, Echi silenziosi: Notre-Dame, di cui Sébastien è project manager. Gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più sul suo coinvolgimento nell’opera di Bill Fontana e nell’ultimo progetto.

Vista di Notre Dame dall’alto

 

Come è arrivato a lavorare con Bill e al progetto degli Echi silenziosi?

Lavoro con Bill da 15 anni, lo aiuto a gestire gli aspetti tecnici, logistici, amministrativi e politici di diverse installazioni sonore. La nostra prima collaborazione è stata con il progetto Harmonic Bridge presso la Turbine Hall della Tate Modern di Londra. All’epoca lavoravo all’Arup’s SoundLab di Londra ed ero responsabile dell’auralizzazione, ovvero l’equivalente sonoro della visualizzazione, dell’Harmonic Bridge, in un audio 3D ambisonico. Il mio ruolo consisteva nel ricreare l’acustica della Turbine Hall e aggiungere (con la convoluzione) i suoni che Bill aveva catturato attraverso gli accelerometri HBK (allora Brüel & Kjær) installati sui cavi del Millennium Bridge. Abbiamo dimostrato con successo il lavoro a Sir Nicholas Serota (che all’epoca era direttore della Tate) e a Vicente Todoli (il curatore di quel momento) e li abbiamo convinti a ordinare l’installazione. 

Io e Bill siamo rimasti in contatto e abbiamo collaborato per Glasgow’s Finnieston Crane nel 2013 e più tardi al progetto di una possibile installazione tra la Tour Eiffel e il Palais de Tokyo. Sebbene il progetto non sia mai stato realizzato, ho ricordi indelebili degli esperimenti sonori sulla struttura della Tour Eiffel. 

Quando ci fu il terribile incendio di Notre Dame nel 2019, avevo invitato per caso Bill a partecipare a una masterclass per i miei studenti di architettura e musica presso l’American Art Schools di Fontainebleau, dove tengo lezioni in estate. Fu lì che parlò del progetto degli Echi silenziosi e non ebbi un attimo di esitazione. Per uno come me, che si occupa di arte sonora nel tempo libero, lavorare con Bill è come lavorare con il maestro assoluto della materia.  

 

In che modo Theatre Projects è stato coinvolto nel progetto Echi silenziosi?

Io sono il project manager di Bill e rappresento Theatre Projects. Il mio ruolo era di installare gli accelerometri HBK sulle campane (insieme a Simon Perigot del team di acustica parigino), coordinandomi con IRCAM (Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique) e occupandomi della logistica e degli aspetti amministrativi per portare a compimento il progetto – e ci siamo riusciti, grazie al dialogo continuo a nome di Bill con EPRNDP (che si occupa della ristrutturazione della cattedrale), il Centre Pompidou, IRCAM, Orange e HBK! 

 

Ci descrive la configurazione tecnica e gli strumenti usati?

È una configurazione molto semplice. Abbiamo installato su ognuna delle dieci campane un accelerometro HBK, collegato a un preamplificatore HBK. Con questo sistema, il segnale in uscita viene inviato a una box digitale che trasporta il segnale a una box Orange a fibra, che a sua volta lo trasmette dal vivo su Internet attraverso 10 canali. Il segnale viene ricevuto da IRCAM e trasmesso in una terrazza presso il Centre Georges Pompidou, dove è ricevuto da un computer e dal software MAX MSP, che trasforma questo segnale a 10 canali in un segnale a 30 canali, spaziando le 10 campane in modo dinamico. 

Notre Dame - Echi silenziosi - LanXi

 

Perché avete usato gli accelerometri e l’hardware HBK?

Gli accelerometri HBK offrono la migliore risposta alle vibrazioni attraverso un ampio spettro di frequenza. Queste vibrazioni si possono anche sentire quando sono amplificate. Producono questo suono molto ricco, in quanto coprono tutte le frequenze di risonanza delle 10 campane di Notre Dame, dove ogni campana ha una propria banda di frequenza della risonanza.

 

Quali sono state le difficoltà tecniche?

L’installazione degli accelerometri sulle campane è stata un’operazione delicata, un momento davvero molto tecnico. E poi anche l’installazione della fibra da parte di Orange ha richiesto una discussione tecnica. Mentre i ministri della cattedrale erano preoccupati più che altro per l’installazione dell’accelerometro, entrambe le operazioni sono state ampiamente discusse con EPRNDP e la Direzione regionale degli affari culturali (DRAC). 

 

Quali sono stati gli aspetti più rilevanti nell’implementazione degli Echi silenziosi?

Tutto è stato rilevante. Il privilegio di accedere al cantiere di ristrutturazione di Notre Dame, la possibilità di “toccare” con i miei occhi il rosone, collaborare con EPRNDP, IRCAM e il Centre Pompidou. E, ovviamente, la collaborazione con Bill. Il nostro rapporto ormai è come quello tra padre e figlio.